22/10/10

Tra baccalà mantecato e mi vien da ridere definirlo razzismo

Una sera a cena in una taverna con Sarah Giulio e Armando e ti trovi ad assaporare cose davvero buone quasi come quelle della nonna, e una mattina dopo ti trovi a rischiare di aprire in due la testa di un imbecille che non accetta ai suoi tavoli un terrone con una gatta al seguito...
Sono basito schifato ma anche affascinato e attratto da un luogo pieno di contraddizioni perché qui come altrove gli imbecilli abbondano. La loro imbecillità sta nel non rendersi conto di quale fortuna sfacciata abbiano a vivere in luogo tanto splendido e infinitamente sorprendente. Contraddizioni visibili e "commestibili" nei loro piatti tipico come ad esempio il Baccalà mantecato, nel quale senti quell'inconfondibile sapore fortissimo del sale in contrasto alla dolcezza dell'olio e dei grassi del pesce...

Un'esperienza strana agrodolce o mari e monti potrei definirla...

17/07/10

Ricette e ricordi...







LA LEGGENDA DEL BANANO (antica leggenda creola Venezuelana)
Nei primi giorni della creazione del mondo la leggenda vuole che spiriti e fantasmi (buoni e cattivi) si dispersero ovunque. Vivevano in caverne oscure, si nascondevano nei tronchi di albero e negli angoli delle case. Nel buio, le loro piccole voci si potevano fiocamente sentire e la loro presenza in qualche modo si percepiva nell’aria. Ma solo pochi eletti avevano la fortuna di vederli.
Era proprio in quest’epoca così misteriosa che visse una bellissima ragazza, il suo nome era Raya, una ragazza sveglia e coraggiosa, lei non aveva paura degli spiriti, camminava nelle foreste ombrose con la sola luce fioca della candela. Era talmente incuriosita da queste misteriose presenze che s’incamminava in punta di piedi nelle caverne buie e in tutti quegli angoli in cui avrebbe potuto incontrarli. Con il passare del tempo Raya cominciò a sentire in particolar modo la presenza di uno spirito gentile che aveva cominciato ad accompagnarla ogni qualvolta s’inoltrava nella foresta.
Un giorno lei udì qualcuno chiamare il suo nome, e guardando vide un bellissimo uomo, a quel punto gli chiese chi fosse e lui rispose che il suo nome era Sag e le rivelò essere lo spirito che l’aveva accompagnata e protetta per tutti quei giorni. Le confessò il suo amore per lei e in onore di questo forte e sincero sentimento gli era stato concesso per un breve periodo di potersi trasformare in essere mortale. S’innamorarono e successivamente ebbero un bambino. Vissero felicemente, ma
Sag sapeva che il suo tempo sulla terra stava per terminare e che sarebbe dovuto tornare presto
nel mondo degli spiriti. Quando seppe che il suo tempo era giunto, chiamò Raya e le spiegò
perché doveva andare via. Mentre la sua immagine lentamente svaniva le disse che le avrebbe
lasciato una parte di lui. Raya guardò in giù e vide un cuore insanguinato sulla terra. Lei prese il
cuore e lo sotterrò sorvegliandolo notte e giorno. Lentamente una pianta con foglie verdi e lunghe
germogliò. L’albero una volta cresciuto produsse un frutto a forma di cuore (il casco di banane). Lei toccò la frutta, la accarezzò e decise di assaporarne il gusto, il sapore dolce e avvolgente le ricordò l’amore di Sag e comprese che quella frutta proveniva dal cuore del suo amato. In quel momento sentì la voce di Sag: "Sì, Raya, non temere è il mio cuore. E’ un segno che ho voluto dimostrarti per farti capire che non ti abbandonerò mai. Sii premurosa verso questa pianta e prenditi cura di lei finché un giorno io tornerò. Il tronco e le foglie ti proteggeranno vestendoti e il frutto sarà il tuo cibo, sarà come avermi sempre con te. E quando tu di notte dormirai, io starò in piedi e veglierò su di te. Io starò al tuo fianco per sempre…"

PABELLON CREOLO
Questa è una ricetta che mi lega profondamente a una parte della mia famiglia che, ahimè, è lontana migliaia di km, un sapore unico che mi ricorda profumi e gusti di una terra che adoro.
Ingredienti per le solite 6 persone:
800 gr di carne di manzo (taglio muscolo o falda)
500 gr di riso giallo
350 gr di fagioli neri
2 cipolle bianche
2 spicchi d’aglio
2 carote
2 gambi di sedano
1 peperone rosso medio
2 peperoncini jalapeños freschi (normali vanno benissimo)
3 platani (banane grandi con la buccia verde)
½ kg di farina di mais (Harina Pan)
sale e olio

Preparazione
- Cuocere separatamente riso e fagioli neri.
- Cuocere in abbondante acqua salata il pezzo o i pezzi di carne con i classici odori da brodo una carota, una cipolla e un gambo di sedano. Quando la carne è arrivata a cottura lasciarla raffreddare e sfilacciarla seguendo le fibre del pezzo. Tritare i peperoncini, il peperone, la cipolla, la carota e il sedano restanti e metterli a soffriggere, aggiungere la carne e lasciare insaporire regolando di sale.
- Sbucciare e tagliare a rondelle ovali i platani, friggete le rondelle in un dito di olio di palma o di semi qualunque fino a doratura.
- Impastate la farina di mais con acqua, 1 cucchiaio di olio e 2 cucchiaini di sale fino ad ottenere un impasto solido ma facilmente plasmabile. Realizzate delle frittellone tonde e schiacciate delle dimensioni di un fondo di bicchiere da acqua e friggetele in abbondante olio di palma.
- Impiattate come da foto o a seconda del vostro personale gusto estetico.

HALLACA (O HAYACA)
E’ il piatto tradizionale del periodo Natalizio.
Ingredienti per 6:
1 kg di farina di mais (Harina Pan)
500 gr di pollo
100 gr di mandorle tostate
100 gr di olive nere
50 gr di capperi
5 pomodori belli maturi
Foglie di platano
Spago
Sale, pepe e olio

Preparazione
Preparate una pasta con la farina di mais, stendetela in piccole proporzioni e riempite con il ripieno composto dagli ingredienti elencati su saltati in padella tutti assieme. Chiudete il tutto con foglie di platano, legate e cuocete in acqua bollente.

Ogni famiglia ovviamente segue una propria ricetta, naturalmente la migliore hallaca e quella che prepara mia zia Silvia. È tradizione che nei primi giorni di dicembre si riunisca tutta la famiglia per preparare la Hallaca, ascoltando musica gaita. Le hallacas si conservano nel congelatore e si consumano durante le feste. La halllaca varia a seconda delle zone del Venezuela: nella parte andina si aggiungono i ceci, nella zona di pianura si mescolano tre tipi di carne, al centro si aggiungono pomodoro ed uva passa rendendo il sapore leggermente dolce.

FROZEN BANANA DAIQUIRI
Il banana daiquiri ha origini sudamericane ( un po come tutti i daiquiri). Frozen cocktail molto fresco semplice da preparare basta solo un filino di attenzione che bisogna prestare nel quantitativo di ingredienti da mettere nel blender (frullatore).

Ingredienti:
1 parte di Rum bianco
½ parte di Creme de Banane
½ parte Sweet & Sour
½ Banana
½ parte di Sciroppo di Banana
1 cucchiaino di zucchero di canna
2 gocce di Angostura
1 paletta di ghiaccio

Preparazione
Versate nella campana del blender tutti gli ingredienti necessari. Azionate il frullatore a bassa velocità per poi aumentare gradualmente fino ad avere un composto omogeneo. Se il composto è troppo liquido aggiungere del ghiaccio, se invece è troppo compatto aggiungere i prodotti liquidi. Versare in fine il tutto nel bicchiere fantasy.

Una leggenda dedicata a una persona lontana e a tutti quei pareti che non ho vicino perchè la vita funziona così. Ricette che mi legano a una terra della quale conosco molto poco e che un giorno mi piacerebbe vivere...

05/07/10

Uno chef al mercato come un lupo in caccia? bah...


Il lupo stava sull'altura e fissava per nulla intimorito l'imponente cerchia muraria illuminata d'oro.
Il suo respiro era regolare, calmo e costante, tuttavia i suoi possenti fianchi tremavano leggermente. Aveva corso per tutto il giorno attraverso le colline della regione, dai meandri della grande foresta fin lì, dove la boscaglia terminava e lo sguardo poteva spaziare sulla città lontana, ma non era esausto nè tantomeno stanco. Mentre la palla infuocata del sole lambiva l'orizzonte alle sue spalle, rovesciò la testa e si mise a fiutare l'aria alla analitica scoperta dell'ambiente circostante.
Fu travolto da una marea di sensazioni. Percepì l'odore dell'acqua di mare, delle alghe sulla riva, del legno marcio del relitto. Inspirò profondamente e lentamente i vari effluvi, un misto di animale, umano e artificiale: vini profumati, incenso, torba e carne, corpi sudati in costose pellicce, sangue, miele, erba, frutta matura, frutta marcia, muffa e thè. Fiutò amore, paura, debolezza, ansia, odio e potere. Ogni cosa attorno a lui parlava di sè attraverso gli odori, gli raccontava della vita e della morte dietro la cortina di pietra delle mura.
Voltò la testa.
Silenzio. Tutt'attorno solo il chiassoso mormorio dei boschi.
Attese immobile finchè la luce dorata, abbandonate le mura, non contiuò ad illuminare soltanto i merli delle torri. Un attimo ancora e si sarebbe spenta del tutto, consegnando il giorno all'oblio notturno.
Al calare della notte, la valle si sarebbe tinta di nuovi colori cupi, che alla fine avrebbero lasciato il posto alle ombre. Allora i suoi occhi ardenti sarebbero state le uniche luci.
Era vicino il tempo in cui i lupi sarebbero entrati nei sogni degli uomini. Il tempo del cambiamento e della caccia.
Con movimenti agili e silenziosi, il lupo scese rapidamente l'altura e si tuffò nell'erba alta e secca. Pochi istanti dopo era già scomparso.
Silenzio.

Sembrerà pazzesco ma per me ci sono tante analogie sarà che ho disegnato un lupo sarà che il mio cane Bruce somiglia a un lupacchiotto sarà che ho un olfatto particolarmente sensibile e quando mi trovo in un mercato ho un attimo di piacevole follia... sarà...

26/05/10

Dopo un po' rieccolo, con un "mito" sui generis. L'origine della parola "Barbecue" associata alle ricette arrosto che più amo...



BARBECUE CHE VUOL DIRE? QUALCUNO L'HA INVENTATO?
Ovviamente non esiste un'origine certa del termine o un'interpretazione univoca ma solo molte ipotesi tutte verosimili ma alcune più simpatiche di altre.
Secondo gli inglesi, la parola barbecue deriva dal termine spagnolo "barbacoa" che è a sua volta una variazione del termine "babracot" del dialetto caraibico della popolazione indigena "Taino" di Haiti.
Secondo questa ipotesi l'attuale termine brabacot indica la struttura di canne o rami verdi che formano una griglia sotto la quale viene posto il fuoco e in cui vengono cotti o affumicati i cibi. E' chiaro che quando i primi esploratori spagnoli arrivarono nel nuovo mondo, trovarono una popolazione indigena che era solita seccare le carni al sole, il problema sostanziale era dovuto al fatto che la carne al sole, era terreno fertile per batteri ed insetti e i nativi quindi tentavano di evitare l'imputridimento della carne usando tali strutture di legno in combinazione a un tiepido fuoco in cui venivano bruciate foglie e rami verdi i quali, producendo molto fumo, tenevano alla larga gli insetti. Come conseguenza la carne assorbiva il fumo ed aveva questo "effetto collaterale" dell'aroma affumicato il quale, poi si scoprì, era anche un ottimo conservante.
Barbacoa fu quindi la naturale derivazione del termine brabacot e pare quindi che barbecue, fu a sua volta un'ulteriore varianza di barbacoa, coniata dagli inglesi arrivati nel nuovo mondo.
Altra ipotesi che si rifà sempre ai Taino è la derivazione dal termine "Barabicu" usata per indicare la buca del fuoco sacro che affumicava le carni, sacro proprio per il suo potere conservativo.
Un altra ipotesi (in realtà sono due che si rifanno alla stessa "leggenda")attendibile deriva dal termine francese "barbe a queue" che significa letteralmente dalla barba alla coda e si riferisce probabilmente al fatto che l'animale, solitamente, veniva arrosito intero. Altra idea è l'utilizzo della frase "de la barbe au cul", traduzione oltremodo semplice, frase utilizzata sempre per indicare che l'animale veniva cotto intero.

L' Oxford English Dictionary chiama questa particolare etimologia di origine francese "assurda congettura".
Una simpatica ipotesi di origine deriva da alcuni libri storici americani che narra di 2 Rancher del Texas che servivano pecore, maiali e vitelli interi arrostiti sul fuoco. In un libro, il suo nome è Bernard Quayle mentre in un altro è Barnaby Quinn ma in entrambi le versioni, il marchio di ferro posto sopra all'arco di ingresso del ranch riportava le iniziali B.Q saldate ad una barra sottostante. In ogni ranch è classico porre le iniziali del proprietario sopra l'ingresso e la barra in cui vengono assicurate viene indicata appunto con il nome bar.
Da qui, il "bar B.Q." divenne sinonimo di buon cibo cotto al fuoco.

Probabilmente, anche in questo caso, gli aneddoti hanno piu un valore simbolico che storico. Attualmente, negli Stati Uniti, dove il barbecue è una veria e propria istituzione, il termine Barbecue indica univocamente un metodo di cottura a bassa temperatura, per tempi lunghissimi e in presenza di fumo di legna e in cui, quasi sempre, si cuociono grandi pezzi di carne o animali interi. Il fumo è una condizione imprescindibile nel barbecue tant'è vero che, negli states, la bistecca o le salsicce o gli hamburger cotti sul grill o in piastre di ghisa scaldate a gas non rientrano nella maniera più assoluta nel metodo di cottura chiamato "Barbecue".
In italia invece, solitamente si riferisce al barbecue come mezzo o strumento di cottura dei cibi ma ci si può riferire anche all'evento conviviale.

CIPOLLA SAPORITA AL CARTOCCIO
Ingredienti:
8 cipolle rosse medie
Una manciata di aghi di rosmarino
Burro q.b.
sale e pepe
e Carta di Alluminio per il cartoccio

Preparazione
Togliete la buccia secca alle cipolle e praticate in ognuna un'incisione a x profonda senza però tagliarla del tutto.
Inserite ora qualche ago di rosmarino un fiocchetto di burro e poco sale e pepe, richiudete il tutto con la carta stagnola e poggiate il cartoccio direttamente sulle braci quando queste si iniziano a raffreddare.
Lasciate cuocere per 15 minuti e gustatevele sono una meraviglia.

BARBECUE SAUCE (scusate ma la mia ricetta è un segreto questa però è un'ottima alternativa)
Ingredienti:
250 G Salsa Di Pomodoro
1 Cucchiaio Concentrato Di Pomodoro
100 G di Cipolla Tritata
1 Spicchio Aglio
6 Cl Aceto Di Vino Bianco
60 G Zucchero Scuro
1 Cucchiaio Salsa Worcester
5 Gocce Tabasco
1/2 Cucchiaino Senape In Polvere
1/2 Cucchiaino di polvere di peperoncino
1 Cucchiaino Sale

Preparazione
Mettete uno dopo l'altro a distanza di un minutino tutti gli ingredienti così come sono elencati in una padella, mescolate bene e portate a cottura il tutto. Unica accortezza controllate bene che si sia sciolto lo zucchero scuro. Abbassate il fuoco e fate sobbollire per circa 20 minuti. Passate dopo la cottura tutto al minipimer e ricordate che se non la consumate subito questa salsa va mantenuta ben coperta nel frigorifero. (se volete la mia chiedetemela via mail e se ve la meriterete la avrete hahhaha).

TONNO GRIGLIATO CON SALSA DI POMODORO AL CORIANDOLO (thanks Jamie)
Ingredienti per 6:
6 cipolle rosse mondate e tritate finissimamente
2 peperoncini rossi freschi privati dei semi e tritati finemente
1 mazzetto di coriandolo fresco solo le foglie
1 mazzetto di menta fresca solo le foglie
1 kg di pomodori maturi ma ben sodi
sale e pepe
succo di mezzo limone
succo di un lime
6 filetti di tonno 200 gr cadauno
olio d'oliva

Preparazione
Procuratevi un tagliere grande e tritateci su tutti gli ingredienti sopra elencati fino a raggiungere il grado di finezza che più vi piace, personalmente preferisco una salsa fine ma non troppo cioè con pezzi di pomodoro e cipolla che si possano sentire tra i denti. Usando lo stesso tagliere i sapori si mischieranno meglio.
Trasferite il tutto in una capiente ciotolae condite con i succhi di limone e lime regolando di sale e pepe a vostro gradimento. Vi consiglio di assaggiare frequentemente fino ad ottenere il sapore che desiderate. Ovviamente aumentate la dose di peperoncino a piacimento. Ora lasciate riposare la salsa e cuocete il pesce.
Spennellate i filetti su entrambi i lati con olio d'oliva salateli e pepateli.
Vi consiglio una cottura rapida sopratutto se userete il tonno.
Ora servite i filetti affettati a mo di tagliata e irrorateli con la salsa.
A me fa impazzire...

Era da un po' che cercavo l'ispirazione per tornare a scrivere sul blog, ed è giunta inaspettata e piacevole grazie a una persona speciale, a un profumo, all'arrivo dell'estate e al ritorno della passione per la cucina, sopita per qualche tempo a causa di qualche problemino.
L'argomento come avrete capito dal titolo è una mia passione, forse il metodo di cottura che preferisco e meriterebbe una trattazione molto più approfondita e minuziosa, ma questo è solo un blog il resto lo lasciamo ai professionisti...
Ah si la sega mentale eccomi: il barbecue antico quasi quanto la scoperta del fuoco, affare privato di ogni uomo che torna al primitivo (immaginate la scena attorno al barbecue: c'è l'uomo con la spatola e il grembiule, attorniato da esseri di esclusivo sesso maschile armati di birra e consigli personali sui tempi e modi di cottura; non vi ricorda un gruppo tribale che parla di strategie di caccia? a me si e mi fa anche un po' ridere), ovviamente le donne si tengono alla larga guardando fintamente compiaciute la baldanzosità testosteronica dei loro uomini o dei loro amici.
Bene oltre a queste simpatiche inutilità di stampo etnoantropologico e anche psicologico, amo il barbecue perchè è un momento di aggregazione di condivisione di gusti, risate e chiacchiere tra amici, con questo post voglio anche simulare un barbecue attorno al quale riunire quelle persone fisicamente lontane ma che porto nel cuore... Adorerei cucinare per loro e prendermi un abbraccio da dietro mentre concentrato giro una braciola di maiale o una costina di agnello, ricevere dalla mano di un amico capellone una birra ghiacciata, un bacio di sfuggita dalla mia donna che fugge per evitare il fumo negli occhi, un gavettone da un'amica stronza che non aspetta altro...
Barbecue è estate, unione, allegria, risate e amici quelli veri per i quali faresti scelte folli se non ti venissero impedite da preoccupazioni quasi sempre inutili e stupide... un vecchio retaggio ancestrale, oggi diventato un occasione per fare festa, per ritrovarsi e gustare carne, verdure e formaggi, senza pentole e stoviglie da lavare.
Come sempre non abbiate remore a commentare e buon appetito...
Ah un grazie all'ispiratore Jamie Oliver, semplicemente un grande.

30/04/10

La leggenda dell'usignolo, il maki sushi e un artista contemporaneo con la libertà e spontaneità?.... vediamo cosa viene fuori



LA LEGGENDA DELL'USIGNOLO (antichissima leggenda giapponese)
In un'isola lontana di un paese del Sol Levante regnava un superbo imperatore. Era un sovrano molto vanitoso, che amava circondarsi di cose stupende e perciò tutto nel suo regno era incantevole. Anche sua figlia era bellissima ed egli l'aveva chiamata Splendore del Giorno. L'imperatore sceglieva per lei i vestiti più sontuosi, pretendeva che si ornasse con gemme e diademi preziosi e che il suo trucco fosse perfetto. Non l'abbracciava mai; la guardava solo per assicurarsi che la sua bellezza e il suo abbigliamento fossero sempre degni di una regina.
Ma Splendore del Giorno si sentiva oppressa da tutte queste ricchezze, priva di affetto e schiava della vanità del padre. Trascorreva il suo tempo passeggiando lungo i viali più reconditi dell'immenso giardino per nascondere agli altri le sue lacrime. Ella sognava d'essere povera, ma libera e amata.
Un mattino, in cui si sentiva più triste del solito, la principessa si rivolse al Buddha di giada del suo palazzo, con questa preghiera:
"O dio della saggezza, aiutami a fuggire da questa prigione. Dammi la possibilità di andar via col vento profumato sui prati fioriti e di volare con gli uccelli nel cielo turchino".
Buddha indossò allora una veste di luce e così rispose alla giovane:
"Ti offro cento lune per ubriacarti di libertà. Ogni sera, all'ultimo rintocco della mezzanotte, ti trasformerai in un uccello. Ma non appena il sole sorgerà, tu tornerai ad essere quella che sei, la principessa Splendore del Giorno.
Sappi però che l'incantesimo durerà fino al termine delle cento lune".
"Sono pronta ad assumermi tutti i rischi" affermò la giovane.
Buddha mantenne la sua promessa e quella stessa notte, al dodicesimo tocco della mezzanotte, Splendore del Giorno fu trasformata in un uccello. Finalmente poteva allontanarsi dalla sua prigione dorata!
Volò in alto, ancora più in alto finché la sua casa non divenne che un punto luminoso e lontano. Piena di felicità, Splendore del Giorno si mise a cantare e il suo canto melodioso si propagò per la campagna addormentata come un inno di gioia. All'alba l'incantesimo cessò e, riprese le sue sembianze, la principessa tornò al palazzo reale.
Ben presto però l'imperatore venne a sapere che, quando scendeva la notte e la luna brillava sul mare, un uccello cantava in modo così melodioso che certamente doveva trattarsi di un essere divino. Che tipo di uccello era quello che egli ancora non possedeva? Subito ordinò ai suoi soldati di catturarlo.
Passò un mese, ma i samurai non riuscirono a prendere lo straordinario esemplare. Infatti Splendore del Giorno riusciva abilmente a sfuggire a tutte le trappole che le venivano tese. Fu così che il superbo imperatore, beffato dall'uccello sconosciuto, si ammalò. Perse l'appetito e il sonno, deperì ogni giorno di più e alla fine dovette mettersi a letto.
Splendore del Giorno, preoccupata per la sorte del padre, pregò di nuovo Buddha:
"O dio della saggezza, sono pronta a sacrificare la mia libertà in cambio della vita di mio padre. Ti supplico, rompi l'incantesimo e guariscilo dal suo folle male".
"Non è in mio potere salvare tuo padre dalla sua stupida ambizione. Tuttavia accolgo la tua richiesta di rompere l'incantesimo, anche se le cento lune non sono ancora trascorse. Può darsi che in questo modo tuo padre ritrovi il piacere di vivere e che questa prova possa averlo reso più umile".
Da allora Splendore del Giorno circondò il padre di amore e di premure e, per aiutarlo a guarire, chiamò al suo capezzale i più famosi dottori che gli prodigarono cure d'ogni genere. Malgrado ciò il sovrano, sognando l'uccello divino, si consumò lentamente fino a morire.
Splendore del Giorno aprì ai sudditi più poveri del regno le porte del suo palazzo e mise a disposizione di tutti, contadini e pescatori, le immense ricchezze che suo padre, con orgoglio e vanità, aveva accumulato.
Adorata dalla sua gente, che la venerò come una dea, la principessa visse felice e finalmente libera.
Il dio Buddha, per ripagarla di tanta generosità, popolò la sua isola di uccelli divini, a cui Splendore del Giorno diede il nome di usignoli.
Da quel momento, e sono passati ormai tanti secoli, quando la luna emana i suoi ultimi chiarori e il sole comincia a tingere di rosa il cielo, l'usignolo canta: il suo canto melodioso è un inno alla libertà dell'uomo.

MAKI SUSHI
Ingredienti:
300g di riso tondo giapponese
370g di acqua
2 cucchiai di saké (facoltativo)
2 cucchiai di aceto di riso
mezzo cucchiaino di sale
mezzo cucchiaino di zucchero
4 fogli di alga nori
1 avocado
1 limone
1 cetriolo
250g di tonno (filetto)
wasabi
salsa di soia

Preparazione
Lavate il riso, versarlo in una ciotola capiente, coprite con dell’acqua fredda, mescolate con le mani, svuotate l’acqua e ripetete due volte l’operazione. A termine versate il riso in uno scolapasta e lasciatelo sgocciolare per 15 minuti.
Nel frattempo preparate il ripieno dei maki: sbucciate l’avocado, tagliatelo a 4 spicchi poi a fette spesse mezzo centimetro, infine a bastoncini. Fate lo stesso con il cetriolo. Irrorate col succo del limone e mettete da parte. Togliete eventuale pelle al tonno e affettate anche il pesce a fettine di mezzo cm.
Cuocete il riso: versate il riso e l’acqua in una pentola, coprite e portate a ebollizione. Lasciar cuocere per 5 minuti, poi abbassate la fiamma e lasciar cuocere
per altri 5-10 minuti (non andrebbe mai scoperchiato il riso). A fine cottura togliete il coperchio e coprite la pentola con un canovaccio pulito, lasciate per 10-15 minuti. Nel frattempo mescolate l’aceto e il sale, fate scaldare a fuoco basso e aggiungete lo zucchero. Versate il riso caldo in un piatto capiente e versateci il miscuglio di aceto, mescolate bene con un cucchiaio di legno (nel frattempo bisognerebbe agitare un ventaglio per far scendere la temperatura del riso).
Assemblate i maki: disponete un foglio di nori sulla stoietta, copritelo con due-tre cucchiai di riso, lasciando libero il bordo superiore (3cm). A 3 cm del bordo inferiore spalmate una striciolina di wasabi su tutta la lunghezza, disponete poi delle fettine di tonno e di avocado odi cetriolo e, aiutandovi con la stuoietta, arrotolate il tutto, premendo bene. Chiudete bene il rotolo e infine tagliatelo a segmenti con un coltello affilato da immergere in acqua fredda prima di ogni taglio. Servire con della salsa di soia, crema di balsamico, wasabi e fettine zenzero sotto aceto.

Un inno alla semplicità alla genuinità di sapori profumi e colori, nella leggenda si parla di libertà per esprimere se stessi in qualcosa di semplice e soave come il volo e il canto di un uccello. La libertà, qualcosa che a volte si ottiene a costo di sacrifici e sofferenze evidentemente non solo personali, ma ne vale la pena? direi proprio di si. La genuinità dei rapporti la semplicità la sincerità sono tutte sfaccettature di quella libertà personale che ogniuno di noi ricerca nella vita e nelle relazioni che siano d'amore amicizia o semplice rispetto reciproco. Concludo dicendo che è facile pretendere queste cose dalle persone che ci circondano e alle quali teniamo ma è difficile a volte darle in cambio. Dovremmo tutti sforzarci un po' di più. Alla prossima...